Oggi pioveva. Ho preso l’autobus al volo che era ovviamente
stracolmo di persone, ho subito le prime frenate con rassegnazione fino a che
non è salito un uomo, sull’ottantina con un basco blu e un mongomeri nero,
molto distinto ed elegante. Aveva un bellissimo bastone di canna di bambù con
su incisi quattro ideogrammi cinesi, che fissavo rapita, nessuno però si alzava
per farlo accomodare pur avendo visto che ne aveva ogni diritto, arrabbiata e
sconcertata ho iniziato a lanciare occhiatacce agli ignoranti e per fortuna un
uomo ha avuto buona decenza di alzarsi. Ero assorta nella mia musica e
schiacciata dalla calca umana dell’ora di punta della sera dove tutti stanno
tornando a casa e sembra che abitino tutti a casa mia. L’uomo ha tentato di
parlarmi e ho tolto le cuffie per capire cosa volesse dire. Voleva sapere come
facesse la musica a passare attraverso un filo. Le onde? Ho biascicato
incredula. Non sapevo cosa dire, tuttavia lui sapeva bene di che parlare, ha
deciso che voleva raccontare la sua vita a me e a un’altra ragazza. Ha parlato
della guerra, delle malattie, della resistenza, della sofferenza, della fame,
del freddo, della morte, concludendo che i giovani non hanno idea di nessuna di
queste cose. Non riusciva a spendere una parola buona per la sua vita e io ho
riflettuto. Certo la mia vita ha radici meno spesse delle sue, meno profonde,
meno radici ma è un fatto che io qualche parola buona da spendere la troverò
sicuramente. Hasta la vista!
Raffaella Maiullo
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