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18/08/12

Wellness e fitness - Luigi Manna - dieta mediterranea

L'UNESCO ha fatto entrare finalmente nel proprio patrimonio culturale la dieta mediterranea. Il dato è sicuramente positivo, ma questa notizia mi è servita da spunto per scriverci questo post.

Sulla dieta mediterranea si è scritto, si scrive e si scriverà sempre più ora che è stato insignito questo riconoscimento. Il problema, però, è che i mezzi di informazione classica, prima su tutti la TV, non fanno una informazione sempre precisa. La notizia è stata accompagnata da molte immagini, ma nel 90% dei casi sempre con la classica foto di un bel piatto di pasta fumante.

Mi spiace precisare per gli amanti della pasta ed affini, ma la dieta mediterranea non è pasta, pane, pizza e biscotti integrali. Tutt’altro!!!

La dieta mediterranea, chiamata così per il suo basarsi prettamente sugli alimenti che si trovano naturalmente nel nostro bacino mediterraneo, è composta prevalentemente da frutta, verdura, pesce, olio di oliva e carni bianche.

Sia chiaro, non voglio demonizzare la pasta, il pane ed i suoi affini, ma credo sia fuorviante che passi sempre il solito ed obsoleto messaggio che la dieta mediterranea significa solo questo.
Lo scienziato americano, Ancel Keys (1904-2004), già nei primi anni ‘40 si accorse che gli abitanti del Cilento non soffrivano di nessuna patologia cardiovascolare e che la loro lunghezza media della vita era più elevata rispetto ad altre popolazioni prese in esame. A questa osservazione sono seguiti vari studi e quello che ne è venuto fuori è che l’alimentazione è strettamente collegata al benessere fisico.Peccato che adesso le cose sono cambiate, ci sono sempre più bambini obesi o in sovrappeso, morti premature per le patologie cardiovascolari, neoplasie e disturbi vari. Infatti, anche abitando in questo splendido posto del bacino mediterraneo, gli abitanti semplicemente non seguono la dieta mediterranea. Dieta mediterranea non significa infatti mangiare a colazione latte e biscotti, pranzare con un bel piatto di pasta e basta e finire la cena con un due hamburger.

Non vedo mai i ragazzi in età scolastica portasi nello zaino un frutto! Non sia mai! Molto meglio le merendine ricche di zucchero e farina bianca raffinata del famoso produttore che ha anche il coraggio di usare come spot la frase: “Mangia sano – torna alla natura”!Certo come no! A me non sembra che le merendine crescono sugli alberi!
A te?

Luigi Manna

11/06/12

Fashion Food di Tonia Credendino - La pizza, da cibo di strada a pilastro della dieta Mediterranea

La pizza, pilastro della dieta Mediterranea, ha raggiunto una eccellenza e una qualità tutte nuove: è fragrante, saporita, gustosa e digeribile come non lo è mai stata prima.
E venne il tempo dei pizzaioli. Dei cosiddetti chef-pizzaioli. In questi anni di stenti economici, il cosiddetto “cibo di strada” è di moda e i pizzaioli hanno trovato posto accanto agli chef più noti nei programmi televisivi, nei quotidiani, nelle riviste, nelle radio. Un fenomeno singolare.

I pizzaioli dunque sono diventati chef, e anzi ci sono perfino chef che sono diventati pizzaioli. È la rinascita della pizza, fra eventi e discussioni, fra sperimentazioni e severe scelte di ingredienti (non di rado il rustico si identifica erroneamente col buono), fra scuole e approssimazioni giornalistiche. Forti di una tradizione secolare che porta a mangiare pizza ad ogni momento della giornata, come avviene meravigliosamente tutt’oggi a Napoli, i gourmet sono arrivati ormai a parlare di pizza ad ogni momento della giornata. Almeno c’è una parte del corpo, le mascelle, che non ha ridotto il tempo d’esercizio fisico in questo nuovo secolo di astenia.

Non c’è una sola pizza. Ma diversi tipi di pizza che differiscono fra di loro per impasto, lievitazione e cottura. Difatti si sta rinnovando sia la pizza napoletana che la pizza fritta, sia la pizza “a metro” di Vico Equense che la pizza “a taglio” romana, sia la neonata pizza “gourmet”. Quest’ultima, che va diffondendosi in tutta Italia, intende combinare la perizia dello chef a quella del pizzaiolo, coniugando l’impasto della pizza agli ingredienti di spicco della cucina italiana.

Nonostante il boom mondiale degli ultimi quattro decenni, della pizza si è tramandata più la tecnica che non la conoscenza scientifica dei procedimenti o la perizia degli ingredienti. Conoscenza, perizia e sperimentazione sono gli aspetti che fioriscono oggi nelle università, nelle scuole e nelle pizzerie. Assieme alla spettacolarizzazione che fiorisce in tutti i media. Nel tempo degli scandali vaticani, la pizza è quasi una religione.
Tutto ciò concorre anche a formare un profilo nutrizionale della pizza, che è uno dei pilastri della dieta mediterranea.

Tonia



14/04/12

Wellness e Fitness di Luigi Manna - America's Cup - Fitness e Dieta del buon velista

«Ragione e passione sono timone e vela della nostra anima navigante»
(Khalil Gibran - poeta, pittore e filosofo libanese)

 Nella sua moderna evoluzione, lo yachting è cresciuto fino ad abbracciare discipline molto diverse tra loro: dalle elevate prestazioni fisiche e tecniche del windsurf, dei catamarani e delle derive olimpiche fino alle dure imprese oceaniche, al gioco di squadra di una regata d'altura, alla mega-vela della Coppa America e alle sfide del Match Race. La vela può soddisfare molti perché offre a ciascuno la barca più adatta in funzione dell'età, del carattere, delle possibilità.  La vela è definita attività di destrezza con impegno muscolare posturale e direzionale, ovvero una disciplina sportiva nella quale la dote principale è l'efficienza psico-neuro-sensoriale, ma per eccellere è necessario un notevole lavoro fisico. Il velista, che conduce e dirige la barca, deve, infatti, sia agire sugli organi di comando, sia mettere in atto una determinata e corretta posizione per mantenere l'equilibrio sulla barca. È il lavoro muscolare di tipo posturale a prevalere. I sobbalzi e le sollecitazioni impongono, in particolare, un lavoro costituito da contrazioni, prevalentemente di tipo isometrico, che interessano gran parte della muscolatura corporea e che, in alcuni momenti, possono raggiungere, nei praticanti agonisti di questo sport, intensità realmente notevoli. La caratteristica più saliente di questa specialità sportiva è che sforzi intensissimi e molto brevi sono intervallati da periodi più o meno lunghi di recupero dalla fatica. Basti pensare al complesso lavoro che accompagna le manovre di regolazione delle vele. Lo sport velico può essere praticato dagli otto-dieci anni di età e si può continuare a praticarlo fino ad età avanzata, purché la si affronti con una adeguata preparazione psicofisica di base, una corretta tecnica, ma soprattutto con una giusta dose di prudenza, ovvero nella costante capacità di valutare oggettivamente il proprio stato fisico, in rapporto alle condizioni atmosferiche e alle proprie capacità tecniche.
Trattando, nello specifico, dell'allenamento per una regata notiamo che:  nell'età dello sviluppo, il giovane velista deve prepararsi atleticamente con attività multilaterali e altri sport e il suo livello di efficienza progredisce e si sviluppa man mano che migliora la tecnica e aumenta l'impegno agonistico.

La programmazione dell'allenamento deve essere a lunga scadenza e divisa in più fasi:

  • nella  prima fase viene effettuato, prettamente, un lavoro in circuito (circuit training) che, richiedendo una continua modifica delle azioni motorie, stimola un continuo adattamento a situazioni nuove.
  • nella seconda fase vengono inseriti nel programma di allenamento degli  esercizi di equilibrio, coordinazione e agilità, per ricreare situazioni simili a quelle che si presentano in regata, come, ad esempio, le regolazioni della vela in caso di onde o comunque di instabilità del mezzo;
  • nella terza fase l'interesse principale sarà rivolto al potenziamento dei settori muscolari più sollecitati: braccia, spalle, tronco, bacino. Si deve aver cura di evitare, però, sovraccarichi eccessivi finché l'organismo è in fase di accrescimento;
  • Nell'ultima fase si procederà con un allenamento personalizzato, considerando le condizioni fisiche, il periodo stagionale, la tipologia di barca.
Di base, è fondamentale ottenere un giusto equilibrio fra le varie componenti muscolari in modo da evitare problemi al tratto lombare della colonna vertebrale. Difatti, per migliorare la resistenza, l'esercizio principale suggerito è la corsa prolungata (venticinque-trenta minuti); non si escludono, tuttavia, altre forme di allenamento per la resistenza che possano risultare più gradite o più facilmente realizzabili, quali nuoto, bicicletta, canottaggio, marcia veloce.

E dopo aver delineato le fasi dell'allenamento è importante conoscere anche l'alimentazione del buon velista, nella fase di preparazione ad una gara:
  •  Prediligere cibi facilmente digeribili, prevalentemente carboidrati complessi, pasta o riso, in piatti non elaborati e poco conditi esclusivamente con olio extra vergine di oliva preferibilmente aggiunto a crudo;
  • Buona idratazione data la forte esposizione solare durante la regata;
  • la dieta mediterranea è una buona scelta in quanto include il consumo di almeno cinque porzioni al giorno tra frutta e verdura di stagione che coprono pienamente il fabbisogno minerale e vitaminico necessario per preparare l'organismo ad affrontare, nella maniera più corretta, l'esposizione solare. 
  • consumare 500 ml di acqua o sport drink nei 30 minuti precedenti la competizione e poi circa 150 ml ogni 15-20 minuti, variando la frequenza anche a seconda delle condizioni atmosferiche. 
  • Se l'inizio della regata coincide con l'orario di pranzo, la colazione dovrà essere sostanziosa e va consumato almeno tre ore prima della partenza. Preferire alimenti asciutti e secchi ed evitare latte e cappuccino. Scegliere invece tè o semplicemente acqua. Evitare brioches e cornetti con creme varie, biscotti e dolci farciti, favorendo fette biscottate oppure pane tostato con miele o marmellata. Anche una porzione di dolce da forno, tipo ciambellone o plum-cake, preparati ad esempio con lo yogurt. Si consiglia comunque di scegliere una colazione già "testata" in allenamento e di non assumere cibi mai provati prima di salire in barca. Si può optare anche per una colazione salata con toast al prosciutto cotto e tocchetti di parmigiano o grana. Bene la frutta, come mele e pere; non da tutti tollerate sono, invece, pesche, uva, susine e prugne. 
  •  durante la competizione e tra una prova e l'altra è preferibile assumere cibi che forniscano energia immediata, prevalentemente carboidrati: oltre alle bevande isotoniche che, oltre ai sali, contengono una quota di zuccheri, è bene consumare frutta, scegliendo tra la più "asciutta" oppure quella essiccata, barrette ai cereali, biscotti leggeri di quelli per bambini che si sciolgono in bocca o anche miele, gallette, crackers. 


Buon vento a tutti!
Luigi Manna