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19/08/11

Dettagli di Raffaella Maiullo - Lu salentu, lu mare, la pizzica...

Non si potrebbe chiamare estate se non comprendesse almeno una delle tre. Per quanto riguarda la mia devo dire che non me ne sono fatta mancare nessuna in un certo senso. Anche se in particolar modo mi sono dedicata alla terza; si, ammetto che il ballo non è il mio forte, che neppure un bradipo è più pigro di me quando si tratta di muoversi (qualunque sia l’azione) ma quando arriva agosto cambia ogni cosa. Probabilmente paragonerei la taranta, la pizzica, alle melodie del pifferaio di Hamelin, che col suo strumento magico conduce a sé tutti i topi, e anche se mi sono appena paragonata a dei ratti che per giunta non fanno una bellissima fine perché poi, in realtà, vengono stregati e fatti affogare nelle acque del fiume l’esempio rende perfettamente l’idea. Nessuno resiste al ritmo coinvolgente della musica, di quella musica in particolare, studiata apposta per questo, al grido di “ballati tutti quanti”. Tuttavia, non stiamo parlando semplicemente di una danza, ma di una vera e propria tradizione che si è diffusa solo negli ultimi vent’anni e che dal Salento ha investito tutta la penisola diffondendosi come una sorta di neo-pizzica, nella sostanza molto diversa da come la tradizione la accetterebbe che si è diffusa in maniera esponenziale tra la gente. Ad ogni modo, la pizzica ha origini molto antiche che sembrano risalire al periodo della Grecia arcaica in relazione al culto del dio Dioniso, diffusissimo nell’Italia meridionale. Il vino poi, contribuiva certamente a lasciasi andare ai balli più sfrenati, presi per giunta, dalla frenesia della musica e dall’ubriachezza; col passare del tempo, Dioniso divenne noto anche come dio del benessere e gli si attribuiva la proprietà di guarire i mali. Così il rapporto tra il culto del dio e la guarigione dalla malattia si faceva sempre più forte fino alla sua risoluzione tramite la sua invocazione. Le persone che venivano morse dalla tarantola, infatti, cadeva in una sorta di choc simile quasi a una crisi epilettica che, presa per danza di liberazione dal demonio veniva accompagnata dal tamburello, dalla chitarra classica e dall’organetto principalmente, che ancora oggi sono gli strumenti fondamentali per la buona riuscita della pizzica, anche se negli ultimi anni si è in un certo senso “raffinata” con l’utilizzo del violino. Dopo l’avvento del cristianesimo mutò la figura di riferimento per quanto riguardava la “guarigione”, ma non cambiò certo il rito. Ora Dioniso era sostituito dalla figura di San Paolo ma la musica era sempre la medesima. Il “pizzicato”, agitava il corpo in preda alla frenesia del veleno fino allo stremo delle forze.
Ad oggi, questo è vero e proprio genere musicale che permette a tutti di fingersi tarantolati e ballare senza freni, spesso in coppia ma senza una regola fissa e senza costrizioni, utilizzando molto spesso un fazzoletto per rendere i movimenti più accentuati e veloci. Ecco qui un sito dove si possono trovare i maggiori gruppi di musica Salentina e magari cercare la data di qualche concerto per poterli sentire e ballare, soprattutto, http://www.salentu.com/artisti.asp!

Raffaella

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