Lui. Per lui non sono in grado di esprimere un pensiero che
abbia la forma delle parole. Ci ho provato milioni di volte e ogni volta mi
vengono in mente sempre frasi, sconnesse senza senso. Ma del resto, cosa potrei
mai dire di uno che quando rideva sembrava che si fossero riuniti tutti gli dei
in cielo? Di quello stesso uomo che dopo essere stato tenuto sotto sequestro
per più di quattro mesi nell’Hotel Supramonte, due metri e mezzo per uno
quadrati, forse addirittura triangolari dedica un disco ai suoi sequestratori dove li “giustifica” perché loro non
c’entravano niente, perché loro erano soltanto vittime, che l’unico colpevole
era il loro mandante. Lui, lo stesso che è nato sotto le note di Valzer per un
amore. Lo stesso che amo così tanto da farmi fermare il respiro tutte le volte
che sento la sua voce. Perciò voglio appellarmi a una donna, che era sua amica,
che lo amava ma era anche era anche una scrittrice bravissima. Fernanda Pivano.
“C'era una volta un bambino bellissimo. Era biondo. Gli
piaceva guardare il mare e sognare, guardare le nuvole e sognare, guardare le
bambine e sognare. Viveva con una mamma bellissima, un papà bellissimo, un
fratello bellissimo, una nonna bellissima, in una casa bellissima, in una città
bellissima. Poi era cominciata la scuola, che non era bellissima, e il bambino
preferiva restare nascosto per strada, dove vedeva il mare e le nuvole, lo
scirocco che sugli scogli diventava libeccio, i gabbiani eleganti che planavano
adagio sulla spuma arricciata. I maestri non erano bellissimi, e il bambino
preferiva tornare presto a casa, guardare i libri del papà, ascoltare i
racconti della mamma, inventare storie col fratellino. Poi la mamma bellissima
gli aveva messo vicino un violino e un maestro, e il bambino non si divertiva a
studiarlo, dava al maestro dei pasticcini di panna perché suonasse per lui e
invece di suonare leggeva favole di viaggio, finché la mamma se ne era accorta,
ohi ohi ohi, lezioni e pasticcini erano finiti, ma non era finito il mare, non
erano finite le nuvole, non erano finiti i sogni. Se ne era accorta la
bellissima nonna, e aveva portato il bambino in campagna, gli aveva fatto
vedere le piante e le foglie, quando escono piccole, bellissime da un ramo, e
diventano grandi ma sono sempre bellissime; gli aveva fatto vedere una carota
rosata diventare grande e bellissima, un pomodoro diventare rosso e bellissimo,
l'erba diventare verde e bellissima. Intanto una bambina bellissima cantava una
canzoncina qualunque, e al bambino era sembrata bellissima e la cantava con
lei, e poi senza di lei; la cantava e sognava le nuvole e i boschi, sognava i
prati e i profumi, i sorrisi e le lacrime: sognava il mondo bellissimo che
c'era lì attorno. Poi, sempre bellissimo ma non più bambino, un'estate ha
conosciuto in Sardegna prati e boschi in collina, profumi e fiori nell'aria,
delfini e rocce nel mare, sempre bellissimi, che gli hanno fatto vedere
soltanto sorrisi, perché anche le lacrime erano bellissime, ormai: erano
lacrime, ma già dell'amore. Così in Sardegna è rimasto: era diventato un
ragazzo e poi un uomo bellissimo, aveva fatto figli bellissimi e sempre
bellissimi sogni. Ma i sogni oramai li chiamava canzoni”.
Buon ascolto: .http://www.youtube.com/watch?v=Hs2RKXqzrIg
Raffaella
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