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19/12/12

Dettagli di Raffaella Maiullo- Quello che non ho è quel che non mi manca

Cosa fa di un opera degna di essere chiamata arte? Mi sono affannata tanto a cercare gli artisti e di conseguenza farvi conoscere i loro lavori ma quanto effettivamente mi sia soffermata su cosa li spingesse a tale esternazione non è quantificabile. Non lo è perché non l’ho fatto mai. Vorrei indurvi con me a fare questa riflessione e sia chiaro, non a riflettere il mio pensiero ma a considerare il vostro. Immaginiamo di avere in mano la chiave e di essere di fronte alla porta che dovremmo aprire. Immaginiamo pure che questa sia una porta particolarmente bella, sicuramente l’orgoglio di qualche ottimo falegname. La serratura c’è. Infiliamo la chiave e ci accorgiamo che manca qualcosa. La maniglia non c’è. La porta non è più serrata ma è sempre chiusa, a protezione di quello che nasconde. Come si apre? Potremmo fare come Alice, cercando un biscotto del rimpicciolimento e provare a passarvi sotto ma non ci sono biscotti col la mega scritta “eat me”. Cosa facciamo allora? Ci disperiamo? Abbandoniamo il segreto? Aspettiamo che qualcun altro arrivi a fare qualcosa? Scardiniamo la porta dal muro? Impossibile. Questa porta non ha nessun cardine. Non c’è nessun muro. Cosa fa di un’opera degna di essere chiamata arte? L’immaginazione. La fantasia, la signorina anarchia. La bella che è addormentata e che viene dolcemente risvegliata dal suo creatore e tenuta sveglia da chi la osserva. Immaginare cosa c’è dietro. Inventare storie, costruire meraviglie, corrompere la realtà. L’assenza della maniglia. Ecco di cosa abbiamo bisogno, una mancata mancanza. Indagate il vostro spirito miei cari. Non cercate di aprire la porta.
Raffaella

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