Milano è
nota per i suoi ristoranti giapponesi. IYO è sicuramente tra i migliori. Qui
la fretta è bandita per lasciarsi cullare da un mondo fluttuante dove saziare
lo spirito e il corpo.
In Italia è davvero
difficile raggiungere gli alti standard europei in fatto di cucina etnica,
nipponica in modo particolare. Eppure qualche rara eccezione che conferma la
regola, a Milano, dove il mercato ittico è uno dei migliori del paese, riesce a
far cambiare idea anche ai più scettici.
Iyo si è conquistato
il suo posto al sole in pochi anni in primis grazie all'eccellente qualità
della materia prima che, parlando di sushi e sashimi, fa realmente la
differenza. E poi la sapienza e la manualità di Haruo Ichikawa,
giapponese doc, che ha al suo attivo anni di esperienza a New York, in Europa e
in Italia. Uno chef che prima ancora di deliziare i palati seduce lo sguardo
dei commensali con la maestria squisitamente orientale nel taglio chirurgico
dei bocconcini e nella cottura sulla scenografica piastra a vista, una delle
attrazioni del locale.
IYO da UKIYO o "mondo
fluttuante" termine con cui si designano la cultura e l'arte cittadina del
periodo Edo, Giappone del XVII - XVIII secolo. Un mondo che fluttua e scorre, tra tinte raffinate, stucco veneziano e
intonaco a fango alle pareti, oro su plafoni, tavoli e lampadari-sculture.
Da non perdere, i gunkan, ovvero i
"bignè sushi" con pesce all'esterno, talmente buoni da generare una
piacevole "dipendenza". E poi i crudi ovviamente, ma anche manzo
Kobe, tonno scottato con sesamo e una splendida e leggera versione della
tempura. Tutto di alto livello, dagli "uramaki" agli
"hossomaki" e ai "temaki", senza contare le sfiziose e
ottimamente presentate "barche" (misto di suhi, sashimi e maki) per
una o più persone. Deliziose le ciotole di riso aromatizzato, le zuppe, le
insalate e il tempura in varie versioni. Ben fatte le preparazioni teppan yaki
sia di carne sia di pesce.
Carta dei vini molto interessante,
italiani, francesi e sudafricani, selezionati con la collaborazione del noto
sommelier Savio Bina, con particolare attenzione alle aziende biodinamiche. In
alternativa sakè, caldo o freddo, thé (verde, al gelsomino e bancha). I dolci,
squisiti, sono realizzati dal celebre chef patissier Ernst Knam. Una nota di merito
a parte merita anche l’eleganza minimal-fashion degli ambienti, curati
dell'architetto Nisi Magnoni un'evoluzione spaziale in cui la luce si insinua
in ogni dove, attraversando sospese opere murarie che assicurano intimità, e
tutto trova il suo ordine perfetto regalando quella sensazione di quiete
promessa.
Assolutamente
da provare magari in dolce compagnia …. e perché no, da proporre per un
appuntamento al buio!!
Tonia
Tonia
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