Rieccoci, dopo una settimana di assenza dovuta alla
connessione altalenante della mia chiavetta ma soprattutto al trasferimento e
al cambio di vita per l’università. Le mie giornate hanno preso a diventare
sempre più corte e nel tentativo di rimandare ogni cosa sto facendo veramente
un gran bel casino. Certo è, che non posso rinunciare al nostro appuntamento
del mercoledì. E ancora più certo è che non potevo non scrivere di questo
studio sui… rullo di tamburi… funghi. Buoni eh? Peccato che non mi riferisca a
quelli con cui di solito ci si può condire la pasta bensì a funghi
allucinogeni. Questi vengono anche definiti “funghi magici” e crescono in Gran
Bretagna, in alcune zone degli USA e in Tailandia.
Lo studioso leader Roland R. Griffiths, professore di psichiatria
e scienze comportamentali presso la Johns Hopkins University School of Medicine
ha dichiarato che effettuando dei test su alcuni soggetti volontari, questi
hanno mostrato evidenti cambiamenti nel carattere e di tipo comportamentale;
questi infatti, si mostravano più aperti ad intrattenere relazioni anche
laddove precedentemente c’erano problemi di timidezza e più sciolti in
situazioni di ogni genere. Una sola dose di funghi, infatti, è sufficiente per
determinare un considerevole cambiamento del carattere. Durante ogni sessione,
i partecipanti, tutti soggetti spiritualmente attivi, gran parte laureati e
considerati mediante visita psichiatrica come sani, sono stati invitati a sdraiarsi
su un divano, indossare una maschera per evitare qualunque distrazione visiva,
ascoltare musica e concentrare la loro attenzione sulle proprie esperienze
interiori. Tuttavia, gli effetti, decisamente inconsueti che scaturiscono dal
consumo di questa sostanza generano la propensione, in un prossimo futuro, ad
ipotizzarne l’utilizzo in campo farmacologico come cura per la depressione,
infatti il cambiamento oltre che essere duraturo è anche un’evoluzione in senso
positivo poiché sviluppa condizionamenti consistenti nel campo estetico,
sentimentale e creativo otre che a conferire una maggiore apertura mentale.
Griffiths, ha anche ipotizzato che il farmaco potrebbe aiutare le persone a
smettere di fumare.
"Non sappiamo se i risultati possono essere generalizzati alla popolazione più ampia" considera Griffiths. Tuttavia rileva che alcuni dei partecipanti allo studio hanno accusato forte paura o ansia. E avverte, inoltre, che qualora questi allucinogeni fossero utilizzati in ambienti meno sorvegliati, i pazienti potrebbero manifestare atteggiamenti pericolosi per sé stessi e per gli altri.
"Non sappiamo se i risultati possono essere generalizzati alla popolazione più ampia" considera Griffiths. Tuttavia rileva che alcuni dei partecipanti allo studio hanno accusato forte paura o ansia. E avverte, inoltre, che qualora questi allucinogeni fossero utilizzati in ambienti meno sorvegliati, i pazienti potrebbero manifestare atteggiamenti pericolosi per sé stessi e per gli altri.
Raffaella
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