From garbage to marble, dall’immondizia al marmo. Così
titola l’autobiografia dello scultore scomparso nel settembre di quest’anno, Knut
Steen che sintetizza in due parole fondamentali il suo percorso. Da quando
svolgeva la mansione di autista presso il dipartimento di pulizia pubblica di
Oslo, fino all’affermazione come scultore e disegnatore, passione che da sempre
aveva coltivato ma che si è realizzata soltanto nell’ultima parte della sua
vita. Steen tra le altre cose, nel 2010 aveva anche ricevuto un premio per la
scultura in Italia: "Pietrasanta e la Versilia nel mondo" del Circolo
Culturale Fratelli Rosselli. Premio che l'artista aveva accettato con visibile
soddisfazione non soltanto tenendo nella città di Pietrasanta una mostra di
sculture in marmo e bronzo, stampe e bozzetti che aveva realizzato nel corso
della sua vita ma anche dedicandole parole veramente toccanti: «Ringrazio questa
città che tanto mi ha dato -aveva commentato l'artista ritirando il premio- a
Pietrasanta ho trovato il mio sole a mezzanotte». Un’opera in particolare vorrei
che si tenesse in considerazione per capire meglio la personalità di Knut,
quest’ultima rappresenta un momento di caccia alla balena e si trova nella
città di Sandefjord, in Norvegia. Il monumento si innalza al centro di una
grande fontana e si vede la coda dell’animale che sferra un colpo alla barca di
balenieri pronti a trucidarlo. Egli riesce a bloccare quell’attimo preciso in
cui la forza naturale del cetaceo prevale sull’uomo e lo immobilizza
nell’opera, traducendola in una sorta di rivalsa idealistica della vittima,
adesso incontrastata nell’eternità di quell’immagine.
Raffaella
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