Francesca Planeta, José Rallo
di Donnafugata, Valentina Argiolas, Camilla Lunelli delle Cantine
Ferrari,
Anna Abbona di Marchesi di Barolo ed Elisabetta Geppetti di
Le Pupille, Tiziana
Frescobaldi e Bianca Aschero, una piccolissima rappresentanza
di quell’immenso scenario dell’imprenditoria enologica femminile.
Brave comunicatrici vulcaniche e glamour, ma
anche manager sapienti e grandi conoscitrici del vino. Eredi di aziende
storiche o creatrici di nuove etichette, le signore sono diventate protagoniste
di vigne e cantine con un obiettivo: conquistare quella metà del cielo che sta
scoprendo il gusto di una bottiglia Doc.
Il mondo del vino è tinto di rosa, e non per una
questione di uve o di vini, ma perché sono le donne, da qualche tempo, a dare
questa sfumatura, tutte quelle che hanno scelto di dedicarsi al settore
agricolo e vinicolo, che si stanno imponendo come protagoniste delle produzioni
locali.
Sono donne che hanno fatto del vino la propria
ragione di vita. Come Elisabetta Gnudi Angelini, una delle «Signore del
Brunello» più apprezzate in Italia e all'estero, che ha dimostrato una rara
capacità imprenditoriale e un amore sconfinato per la terra di Toscana e per il
suo prodotto agricolo più importante: il vino, appunto.
Il Premio Internazionale 2012 per
l’impegno in campo enologico e la diffusione della cultura del vino, infatti, è
stato assegnato a due donne, Donatella Cinelli Colombini (a
sinistra) e a Debra Meiburg (a destra) nell’ambito del Vinitaly di
Verona.
La prima, già vicepresidente del Consorzio del
Vino Brunello
di Montalcino, possiede due cantine in Toscana, tra le quali
spicca il Casato Prime Donne, che dal 1998 produce Sangiovese
e Rosso e Brunello di Montalcino di alta qualità ed ha uno staff composto
esclusivamente da donne.
Debra Meiburg, invece, è stata premiata per il
suo impegno nella diffusione della cultura del vino in Asia
tramite progetti promozionali ed educativi al bere bene come A Guide to the Hong Kong Wine Trade,
una guida estremamente importante per studiare a fondo il commercio del vino
cominciando dal centro economico più importante dell’Estremo Oriente.
C’è da augurarsi che questa positiva tendenza a
riconoscere i meriti professionali delle donne di talento possa espandersi
anche in tutti gli altri settori e e livelli lavorativi, anche se
quest’attenzione alla figura imprenditoriale femminile in un campo
tradizionalmente maschile come quello enologico fa davvero ben sperare.
Tonia
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