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26/09/11

Fashion Food di Tonia Credendino - IYO, dove saziare lo spirito e il corpo


Milano è nota per i suoi ristoranti giapponesi. IYO è sicuramente tra i migliori. Qui la fretta è bandita per lasciarsi cullare da un mondo fluttuante dove saziare lo spirito e il corpo.
 In Italia è davvero difficile raggiungere gli alti standard europei in fatto di cucina etnica, nipponica in modo particolare. Eppure qualche rara eccezione che conferma la regola, a Milano, dove il mercato ittico è uno dei migliori del paese, riesce a far cambiare idea anche ai più scettici. 
Iyo si è conquistato il suo posto al sole in pochi anni in primis grazie all'eccellente qualità della materia prima che, parlando di sushi e sashimi, fa realmente la differenza. E poi la sapienza e la manualità di Haruo Ichikawa, giapponese doc, che ha al suo attivo anni di esperienza a New York, in Europa e in Italia. Uno chef che prima ancora di deliziare i palati seduce lo sguardo dei commensali con la maestria squisitamente orientale nel taglio chirurgico dei bocconcini e nella cottura sulla scenografica piastra a vista, una delle attrazioni del locale. 

IYO da UKIYO o "mondo fluttuante" termine con cui si designano la cultura e l'arte cittadina del periodo Edo, Giappone del XVII - XVIII secolo. Un mondo che fluttua e scorre, tra tinte raffinate, stucco veneziano e intonaco a fango alle pareti, oro su plafoni, tavoli e lampadari-sculture.
Da non perdere, i gunkan, ovvero i "bignè sushi" con pesce all'esterno, talmente buoni da generare una piacevole "dipendenza". E poi i crudi ovviamente, ma anche manzo Kobe, tonno scottato con sesamo e una splendida e leggera versione della tempura. Tutto di alto livello, dagli "uramaki" agli "hossomaki" e ai "temaki", senza contare le sfiziose e ottimamente presentate "barche" (misto di suhi, sashimi e maki) per una o più persone. Deliziose le ciotole di riso aromatizzato, le zuppe, le insalate e il tempura in varie versioni. Ben fatte le preparazioni teppan yaki sia di carne sia di pesce. 

Carta dei vini molto interessante, italiani, francesi e sudafricani, selezionati con la collaborazione del noto sommelier Savio Bina, con particolare attenzione alle aziende biodinamiche. In alternativa sakè, caldo o freddo, thé (verde, al gelsomino e bancha). I dolci, squisiti, sono realizzati dal celebre chef patissier Ernst Knam. Una nota di merito a parte merita anche l’eleganza minimal-fashion degli ambienti, curati dell'architetto Nisi Magnoni un'evoluzione spaziale in cui la luce si insinua in ogni dove, attraversando sospese opere murarie che assicurano intimità, e tutto trova il suo ordine perfetto regalando quella sensazione di quiete promessa.

Assolutamente da provare magari in dolce compagnia …. e perché no, da proporre per un appuntamento al buio!!  

Tonia

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