Un
italiano all’estero soffre, ancor di più se napoletano, continua a chiedere
espresso al bar e riceve solo un’ acqua colorata. Ma con Starbucks, leader
mondiale del coffe shop, si soffre meno, il mio preferito? Caramel cappuccino.
Nata
intorno agli anni 90 ad opera di Howard Schultz, la Starbucks conta già oltre
10 mila negozi nel mondo, un brand che offre sosta e relax a giovani e moderni
abitanti di città frenetiche e che, grazie al Wi-Fi gratuito,
ha attirato un nuovo tipo di cliente: il freelance che lavora da casa.
Quel
professionista che, stufo della noia e della solitudine del suo
“ufficio-domestico”, preferisce una giornata di lavoro in ambiente comodo,
tranquillo ma vivace. Nelle principali città americane ed europee gli Starbucks
sono ormai quasi in ogni dove. Vero, ma non in Italia. Qui, la più grande
catena di caffetterie del mondo non è ancora approdata e le imminenti aperture
a Milano e Roma fin ad oggi sono solo voci.
Il motivo lo si può ritrovare all'origine del
marchio. Il fondatore e presidente di Starbucks Howard Schultz, creò la società
in seguito ad un viaggio a Milano dove restò affascinato dalla cordialità, la
gestualità e il rapporto che si crea tra barista e cliente. Il caffè veniva
preparato al momento e questo garantiva un prodotto sempre fresco.
Fu questo che lo convinse a ricreare
quell'ambiente familiare e a portare a Seattle questo mondo. Molti nomi delle
bevande riprendono parole italiane (latte, doppio, espresso, macchiato) così
come le dimensioni delle cup (grande o venti).
Starbucks quindi si rifà al tipico bar italiano, trasformato e riadattato alle esigenze americane, ma in ogni caso si tratta di un prodotto italiano. Sarebbe assurdo portare in Italia una cosa che da lì è nata. Inoltre, come dichiarato dallo stesso Schultz ad Innovation Zen nel 2007, agli italiani non piacciono le tazze di carta e non consumerebbero il caffè fuori dal bar, magari camminando per la strada.
Starbucks quindi si rifà al tipico bar italiano, trasformato e riadattato alle esigenze americane, ma in ogni caso si tratta di un prodotto italiano. Sarebbe assurdo portare in Italia una cosa che da lì è nata. Inoltre, come dichiarato dallo stesso Schultz ad Innovation Zen nel 2007, agli italiani non piacciono le tazze di carta e non consumerebbero il caffè fuori dal bar, magari camminando per la strada.
Nella speranza di poter gustare presto un caramel
cappuccino vicino casa…. ditemi… qual è il vostro preferito?
Tonia
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