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29/06/11

Dettagli di Raffaella Maiullo - I sette passi per un AUGURIO SPECIALE ALNOSTRO DIRET. RESP. CHIARA NESPOLI


Questa rubrica ogni tanto prende una piega diversa da quella che sarebbe la sua destinazione, ma tutte le volte che succede è per me un vero piacere operare tale digressione. Tuttavia questa volta la mia indecisione si basava più sulle parole giuste da usare che sul vero e proprio argomento da trattare, infatti stiamo parlando del “matrimonio”. Anzi di uno in particolare, quello del Nostro Direttore Responsabile: Chiara Nespoli.
Prima di tutto mi piacerebbe ricordare, o meglio riportare una tradizione indiana molto significativa e veramente bellissima da cui, tra le alte cose ho preso spunto per il titolo da dare al pezzo. “I sette passi”, appunto. Sette voti che gli sposi si scambiano il giorno delle nozze rappresentanti delle promesse e, a fare da testimone a questa unione è un fuoco acceso, intorno al quale gli sposi dovranno fare sette passi. La donna, poi, che inizialmente sta alla destra dello sposo, durante la cerimonia si sposta sulla sinistra, per avvicinarsi “idealmente” al suo cuore.
Prima di tutto gli sposi si impegnano a prendersi cura l’uno dell’altro e di togliere gli ostacoli che potrebbero presentarsi sul loro cammino e successivamente, che faranno di tutto per migliorarsi spiritualmente, fisicamente e mentalmente. Nel terzo voto promettono che faranno qualunque cosa per migliorare le condizioni economiche della famiglia e di migliorare le loro conoscenze di giorno in giorno. Nel sesto voto si dichiara di tenere sempre il massimo autocontrollo, sia mentale che fisico, che darà longevità e serenità alla loro unione. Infine, nel settimo si promettono verità e lealtà.
Beh, cosa aggiungere di consistente, dopo questo? Direi semplicemente che il matrimonio, ormai mitizzato, reso quasi nullo nella sua interezza dall’apparenza e dalle cerimonie mastodontiche di chi può, rimane sempre un'unione di due individualità che, giunte ad un punto della loro esistenza decidono di continuare “insieme” il percorso. Il ché, non è semplice a farsi come potrebbe sembrare. Ci vuole una smodata dose di buon senso e una grande capacità di comprendere l’altro, che certamente non manca a te, Chiara.
Ed è sempre per te e per il tuo sposo che vorrei utilizzare, seppur impropriamente le parole di Kahlil Gibran per farvi i miei più sinceri auguri, e sperare che possa sempre esserci  “spazio nella vostra unione” e che “tra voi” possano danzare “i venti dei cieli”. Possiate amarvi “l’un l’altro, ma non facendone una prigione d’amore. Piuttosto vi possa essere un moto di mare tra le sponde delle vostre anime. Possiate riempirvi l’un l’altro le coppe, ma non bevete da un’unica coppa”, siate sempre pronti a darvi “sostentamento reciproco, ma non mangiate dello stesso pane. Cantate e danzate insieme e state allegri, ma ognuno di voi sia solo, come sole sono le corde del liuto, benché vibrino di musica uguale. Donatevi il cuore, ma l’uno non sia di rifugio all’altro” e infine “siate uniti, ma non troppo vicini; infatti, le colonne del tempio si ergono distanti, e la quercia e il cipresso non crescono l’una all’ombra dell’altro”. Buona vita (insieme)!

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