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27/06/12

Dettagli di Raffaella Maiullo - Signor Ho tempo da vendere


Lo ammetto. Questa settimana ho completamente dimenticato il pezzo e così ho costretto ancora una volta Veronica a temporeggiare e me stessa a sbrigare un argomento da sottoporvi per premettervi ancora una volta di seguirmi. Mi seguite? Chissà quanti sarete o se in realtà non sarà nessuno e sto solo costruendo castelli sulla sabbia. Qualunque sia il responso ora mi accingo a raccontarvi una storia che è veramente bella e che il caso e la fretta di questo moemento hanno voluto ricondurmi alla mente, magari in futuro potrei riportare qualche cosa di più dettagliato o magari di meglio costruito su di lui o magari no ma ora voglio solo dirvi che per me il suo nome è: "signor Hotempodavendere". E' così che si è presentato la prima volta. Quando un giorno accompagnai in una pausa dallo studio, mia zia, a domandare per la riparazione di una vecchia bellissima pendola di mogano. Lui era seduto cavalcioni su uno sgabellino tutto nero e armeggiava in un meccanismo piuttosto complesso con due cacciavite che parevano bisturi. La stanza era piuttosto singolare e accoglieva un sacco di orologi, di tutte le razze: grandi, piccoli, enormi, belli, rotti... c'era una piccola radio e un lettore di cassette che girava e rimandava indietro la voce di un narratore. Riconobbi indistintamente che stava leggendo Pasolini e così senza che me ne rendessi conto pronunciai "Pierpaolo", per quel mio vizio di chiamare tutti per nome, anche i poeti e i cantori. L'uomo mi sorrise ma non disse nulla. Una volta illustrato i guai della pendola lui annuì e con un gesto della mano indicò di portarliela ma senza proferir parola. Pensa addirittura fosse muto ma per pudore non dissi nulla. A quel punto mi resi conto che eravamo di troppo, aveva bisogno di concentrazione per la sua operazione delicata e potreste voi immaginarvi un dottore che disquisisce con altri pazienti mentre opera? Ma la tentazione di restare era forte. Il giorno seguente ci tornai e con ogni buona intenzione gli chiesi se qualche volta, se a lui stava bene, avrei potuto andare lì per trascorrervi un po' di tempo. Lui si voltò e mi disse proprio: "Io, signorina, ho tempo da vendere!" e nella mia ignoranza chiesi se voleva essere pagato. Lui si abbandonò a una grassa risata e mi indicò una poltroncina verde acido, rivestita di velluto a coste. E da quel giorno la poltroncina mi è molto, veramente molto familiare. Eccovi la storia del signor Hotempodavendere ed spero vogliate scusare la mia maledetta capacità di non ricordare mai nulla. 

Con affetto e dedizione la vostra Raffaella

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