Il tema di questa settimana non può non farmi pensare allo
slogan di un film di qualche anno fa. Cosa succederebbe, miei cari, se poteste
improvvisamente telecomandare la vostra vita? Sicuramente accadrebbe per vie traverse
più o meno la stessa cosa che è capitata al protagonista della storia.
All’inizio bastava un click per andare avanti e indietro nel tempo a piacimento
e all’occorrenza evitare situazioni spiacevoli oppure rallentare le cose in
alcuni frangenti, poi però si rende conto che a furia di click la vita gli era
passata davanti e paradossalmente non era stato in grado di godere neppure per
un attimo di quello che faceva. Mi viene in mente la storia di Terzani nel
libro che sto leggendo in questi giorni dove a causa della profezia di un
indovino il giornalista decide che non prenderà più aerei per un anno intero.
Il monito era stato molto chiaro: in quell’anno sarebbe morto a causa di un
incidente aereo, appunto. Egli per cui comincia a spostarsi in giro per il
mondo con tutti i mezzi possibili, senza più accorciare le distanze e dando più
importanza al viaggio stesso piuttosto che alla mete che bisogna raggiungere.
Dopotutto un click non è una scorciatoia? Un modo molto sbrigativo di togliersi
dall’impiccio di cercare, impegnarsi, scavare? Io che sono nata quando ancora
internet non c’era, o meglio non era di uso comune ho ancora qualche ricordo di
come fosse la vita “prima”. Di quanto fosse grande la soddisfazione di poter
rispondere a un amico quando canticchiava una canzoncina e magari dopo ore di arrovelli
arrivare alla soluzione! Adesso ogni più piccolo dubbio trova la risposta nel
click, arcaico e obsoleto anche questo perché ora siamo tutti passati al tuch,
o meglio, quasi tutti. Mi sono sorpresa ieri a tentare di far scorrere le
immagini della fotocamera di un mio amico col dito ignorando completamente i
tasti. Che succederebbe se dovessimo tornare tutti alle tastiere? Io parlo a
nome di chi, all’inizio si era detto totalmente contro questa nuova forma di
tecnologia. Era veramente troppo per il mio povero cuore malato di passato.
Eppure mi ci sono dovuta scontrare quando è stato il momento di cambiare il mio
caro buon vecchio cellulare. Tutti hanno ritenuto che fosse necessario un
telefono di nuova generazione che tutto fa tranne che il telefono, che non fai
in tempo a chiamare qualcuno oppure a guardare le mail che è già scarico per
non parlare della deformazione mentale che deriva dalla emoticon. Non ditemi
che non vi siete mai sorpresi senza
parole di fronte a qualcuno laddove in una conversazione su facebook avreste
sicuramente usato una faccina. Purtroppo o per fortuna, dipende dai punti di
vista, la nostra epoca è quella dell’ “aspetta, vedo su google!”.
Stiamo
diventando dei contenitori vuoti, la nostra capacità di ricordare le cose o di
assimilare nozioni si assottiglia sempre più. Addirittura incapaci di mostrare
i nostri sentimenti se non sotto forma di smile. Incapaci di aspettare, di
concederci un momento per pensare perché basta un click e tutto è a portata di
mano! E se ci riappropriassimo delle attese? Non sarebbe meraviglioso? Ad ogni
modo tutto per ricordarvi sempre stay ungry, stay foolisch! Cliccate con
parsimonia.
Raffaella
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