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11/01/12

Dettagli di Raffella Maiullo - Fabrizio, una passione eterna


Lui. Per lui non sono in grado di esprimere un pensiero che abbia la forma delle parole. Ci ho provato milioni di volte e ogni volta mi vengono in mente sempre frasi, sconnesse senza senso. Ma del resto, cosa potrei mai dire di uno che quando rideva sembrava che si fossero riuniti tutti gli dei in cielo? Di quello stesso uomo che dopo essere stato tenuto sotto sequestro per più di quattro mesi nell’Hotel Supramonte, due metri e mezzo per uno quadrati, forse addirittura triangolari dedica un disco ai suoi sequestratori  dove li “giustifica” perché loro non c’entravano niente, perché loro erano soltanto vittime, che l’unico colpevole era il loro mandante. Lui, lo stesso che è nato sotto le note di Valzer per un amore. Lo stesso che amo così tanto da farmi fermare il respiro tutte le volte che sento la sua voce. Perciò voglio appellarmi a una donna, che era sua amica, che lo amava ma era anche era anche una scrittrice bravissima. Fernanda Pivano.
“C'era una volta un bambino bellissimo. Era biondo. Gli piaceva guardare il mare e sognare, guardare le nuvole e sognare, guardare le bambine e sognare. Viveva con una mamma bellissima, un papà bellissimo, un fratello bellissimo, una nonna bellissima, in una casa bellissima, in una città bellissima. Poi era cominciata la scuola, che non era bellissima, e il bambino preferiva restare nascosto per strada, dove vedeva il mare e le nuvole, lo scirocco che sugli scogli diventava libeccio, i gabbiani eleganti che planavano adagio sulla spuma arricciata. I maestri non erano bellissimi, e il bambino preferiva tornare presto a casa, guardare i libri del papà, ascoltare i racconti della mamma, inventare storie col fratellino. Poi la mamma bellissima gli aveva messo vicino un violino e un maestro, e il bambino non si divertiva a studiarlo, dava al maestro dei pasticcini di panna perché suonasse per lui e invece di suonare leggeva favole di viaggio, finché la mamma se ne era accorta, ohi ohi ohi, lezioni e pasticcini erano finiti, ma non era finito il mare, non erano finite le nuvole, non erano finiti i sogni. Se ne era accorta la bellissima nonna, e aveva portato il bambino in campagna, gli aveva fatto vedere le piante e le foglie, quando escono piccole, bellissime da un ramo, e diventano grandi ma sono sempre bellissime; gli aveva fatto vedere una carota rosata diventare grande e bellissima, un pomodoro diventare rosso e bellissimo, l'erba diventare verde e bellissima. Intanto una bambina bellissima cantava una canzoncina qualunque, e al bambino era sembrata bellissima e la cantava con lei, e poi senza di lei; la cantava e sognava le nuvole e i boschi, sognava i prati e i profumi, i sorrisi e le lacrime: sognava il mondo bellissimo che c'era lì attorno. Poi, sempre bellissimo ma non più bambino, un'estate ha conosciuto in Sardegna prati e boschi in collina, profumi e fiori nell'aria, delfini e rocce nel mare, sempre bellissimi, che gli hanno fatto vedere soltanto sorrisi, perché anche le lacrime erano bellissime, ormai: erano lacrime, ma già dell'amore. Così in Sardegna è rimasto: era diventato un ragazzo e poi un uomo bellissimo, aveva fatto figli bellissimi e sempre bellissimi sogni. Ma i sogni oramai li chiamava canzoni”. 

Buon ascolto: .http://www.youtube.com/watch?v=Hs2RKXqzrIg

Raffaella

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